Salute

La donazione d’organi è anonima e gratuita

Il dono di un organo è anonimo e gratuito. Questo stabilisce la legge sui trapianti, ma anche la legge sulla privacy impedisce che queste informazioni vengano divulgate

di Antonietta Nembri

È possibile, in qualche modo, rintracciare l?identità di chi ha donato o ricevuto organi? Alcuni medici mi hanno detto che è quasi impossibile e che i giornali quando scrivono che i familiari di una persona deceduta (donatrice di organi) hanno conosciuto la persona che ha ricevuto gli occhi, per fare un esempio, da un loro parente, lo scrivono solo per farsi pubblicità e che in realtà non è vero… Chi dice la verità? I giornali o i medici? Non riesco a trovare informazioni, mi potete aiutare? Deborah, email Per rispondere alla domanda di Deborah abbiamo chiesto aiuto al presidente nazionale dell?Aido – Associazione italiana donatori organi, Vincenzo Passarelli. Il quale, come prima cosa, ha tenuto a precisare che «il dono è anonimo e gratuito». Insomma, il donatore deve restare sconosciuto e trattandosi di ?dono? non vi è possibilità di uno scambio economico tra donatore e ricevente, anzi chi riceve un organo non ne conosce la provenienza. La legge sui trapianti (la 91 del 1999) prevede, infatti, l?anonimato e poi, se questo non bastasse, c?è anche la legge sulla privacy che impedisce di rendere noti i dati dei familiari di chi ha donato. «Talvolta è capitato che la famiglia del donatore sia stata rintracciata a seguito di ricerche di chi ha ricevuto gli organi perché magari le cronache dei giornali e degli altri organi d?informazione parlano di un incidente e scrivono che a seguito dello stesso vi sono state delle donazioni», osserva il presidente di Aido, che aggiunge: «I medici e tutto il personale sanitario non possono, comunque, dire chi è il donatore. Vi è solo il coordinatore dei trapianti che scrive una lettera di ringraziamento alla famiglia di chi ha donato gli organi, con la quale comunica che la donazione è andata a buon fine». Nessuno è, quindi, autorizzato a dare i nominativi dei donatori a chi ha ricevuto gli organi. Sono passati diversi anni da quando nel 1973 a Bergamo nasceva l?Associazione italiana donatori organi (il primo gruppo di donatori si era riunito sempre a Bergamo su base provinciale due anni prima, per iniziativa di Giorgio Brumat); oggi l?associazione è presente su tutto il territorio nazionale e conta (al 31 dicembre 2005) oltre 1 milione e 129mila soci. Davvero tanti, se si pensa che poco più di trent?anni fa ne aveva soltanto 9.024. Chiarita la questione dell?anonimato della donazione, può essere interessante sapere anche come diventare donatori di organi: «Si diviene donatori scegliendo una delle quattro differenti forme di consenso previste», spiega Vincenzo Passarelli. Una di queste è l?iscrizione all?Aido. Le altre tre modalità sono quella di iscriversi alla lista dei donatori delle Aziende sanitarie locali o «si può tenere con sé il tesserino inviato a suo tempo dal ministero della Salute, oppure ancora scrivendo i propri dati anagrafici su un foglio bianco, sottoscrivendo lo stesso, specificando che si vuole donare organi, tessuti e cellule al momento della propria morte, conservando poi tale foglio accanto a un documento d?identità», conclude Passarelli. Per rispondere alla domanda di Deborah abbiamo chiesto aiuto al presidente nazionale dell?Aido – Associazione italiana donatori organi, Vincenzo Passarelli. Il quale, come prima cosa, ha tenuto a precisare che «il dono è anonimo e gratuito». Insomma, il donatore deve restare sconosciuto e trattandosi di ?dono? non vi è possibilità di uno scambio economico tra donatore e ricevente, anzi chi riceve un organo non ne conosce la provenienza. La legge sui trapianti (la 91 del 1999) prevede, infatti, l?anonimato e poi, se questo non bastasse, c?è anche la legge sulla privacy che impedisce di rendere noti i dati dei familiari di chi ha donato. «Talvolta è capitato che la famiglia del donatore sia stata rintracciata a seguito di ricerche di chi ha ricevuto gli organi perché magari le cronache dei giornali e degli altri organi d?informazione parlano di un incidente e scrivono che a seguito dello stesso vi sono state delle donazioni», osserva il presidente di Aido, che aggiunge: «I medici e tutto il personale sanitario non possono, comunque, dire chi è il donatore. Vi è solo il coordinatore dei trapianti che scrive una lettera di ringraziamento alla famiglia di chi ha donato gli organi, con la quale comunica che la donazione è andata a buon fine». Nessuno è, quindi, autorizzato a dare i nominativi dei donatori a chi ha ricevuto gli organi. Sono passati diversi anni da quando nel 1973 a Bergamo nasceva l?Associazione italiana donatori organi (il primo gruppo di donatori si era riunito sempre a Bergamo su base provinciale due anni prima, per iniziativa di Giorgio Brumat); oggi l?associazione è presente su tutto il territorio nazionale e conta (al 31 dicembre 2005) oltre 1 milione e 129mila soci. Davvero tanti, se si pensa che poco più di trent?anni fa ne aveva soltanto 9.024. Chiarita la questione dell?anonimato della donazione, può essere interessante sapere anche come diventare donatori di organi: «Si diviene donatori scegliendo una delle quattro differenti forme di consenso previste», spiega Vincenzo Passarelli. Una di queste è l?iscrizione all?Aido. Le altre tre modalità sono quella di iscriversi alla lista dei donatori delle Aziende sanitarie locali o «si può tenere con sé il tesserino inviato a suo tempo dal ministero della Salute, oppure ancora scrivendo i propri dati anagrafici su un foglio bianco, sottoscrivendo lo stesso, specificando che si vuole donare organi, tessuti e cellule al momento della propria morte, conservando poi tale foglio accanto a un documento d?identità», conclude Passarelli. Info: www.aido.it aido-arcobaleno@libero.it


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